immagine Siamo una generazione con un grande sogno infranto: la pensione

Approfitto oggi di questo mio spazio per parlavi della mia preoccupazione principale, la mia paranoia massima, il mio desiderio più profondo, l’angoscia di tutte le angosce: la pensione. O meglio, il fatto che probabilmente non avrò mai una pensione. Uno potrebbe dire: “Ma dai, hai 35 anni, non pensarci ora. In fondo potresti anche schiattare domani, no?” ed è giusto. “Chi te l’ha detto che alla pensione ci arrivi? Sai, un incidente, un infarto, un sicario della ‘ndragheta che ce l’ha con te”, insomma, ci vuole poco per dire addio ai tuoi contributi Inps, no? Eppure io non ci dormo la notte con sta cosa che io pago la pensione ai vecchiardi di oggi, mentre gli aitanti trentenni di domani, per me, niente, manco ‘na colletta per un cotechino a Natale.

Pensionato diretto in Svezia per fare rafting estremoE’ un’ingiustizia, no? Almeno fatemi sfogare. C’avrò, se non altro, il diritto di lagnarmi, o no?

E per carità, lo capisco che magari schiattiamo domani e anche se non schiattiamo c’è tempo per organizzarsi, le cose cambiano, e blablabla. Sì, davvero, razionalmente lo comprendo. Però non posso farci niente. Sono al mare con gli amici, il posto è ideale, la giornata è perfetta? Ok. Però io penso alla pensione. Esco con una che mi piace? Vado a un concerto fantastico? Partecipo a una gang-bang con cinque lituane? Niente, il mio pensiero fisso va alla pensione. Anzi, alla pensione che non avrò mai, che è diverso. Non posso farci nulla, è più forte di me. E’ un’ossessione.

Sogno la pensione da quando ero bambino. La voglio. La desidero. La bramo.

Il fatto non è tanto che ci vado in ansia (che l’idea di me che frugo nel cassonetto dei rifiuti sta assumendo quasi una connotazione romantica, oramai) quanto, piuttosto, che a guardare tutti sti pensionati che ho attorno, non lo nego, un po’ mi rode il culo. Sì, esatto, è questione che mi rode il culo. Ecco, l’ho detto. Mi rode il culo.

Loro sì e io no? E perché? Niente di personale, per carità, ma che cazzo!

Poi va be’, magari pigliano la minima a 500 euro e non ci pagano manco l’affitto di casa, ma quello è un altro discorso. E comunque non fa niente, nel mio immaginario è uguale, mi rode il culo lo stesso.

Già me li vedo sti ottantenni neo pensionati, boriosi, che con i miei contributi versati attraversano l’Europa in macchina (come mostra chiaramente la foto) per andare a fare rafting estremo in Svezia. O che attraversano la Manica a nuoto. O che vanno a seguire un corso di taekwondo in Corea (in verità volevo dire in Thailandia, ma al pensiero di un pensionato italiano che va in Thailandia mi si è un po’ accapponata la pelle). Va be’, insomma, già me li vedo questi ottantenni neo pensionati che vivono la vita al posto mio, mentre io magari tra un anno starò rinchiuso nel bugigattolo di un ufficio call center, assunto precario, a rispondere alle telefonate di un altro vecchio in pensione (di ritorno dalla Corea), incazzato con me perché Telecom gli ha mandato una bolletta troppo cara.

Dio santo!

Sì, ok, sogno la pensione. Che posso farci, sono un sognatore e non smetterò mai di sognare, neanche a ottant’anni.

Ma il punto è che, putroppo, la precarietà delle nostre vite non ci permette neanche più di immaginarlo un futuro così lontano, avete notato? Un futuro in cui senza lavorare, tu, proprio tu, incasserai un stipendio mensile. Sicuro. Indeterminato. Puntuale.

Sembra un roba fantascientifica, o no? Loro, i vecchiacci, questo diritto ce l’hanno, e ben venga, sia chiaro. Ma detto fra noi, un po’ a me rode il culo.

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